sabato 6 febbraio 2010

The Grey Gender

• il sesso (sex) costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici che producono un binarismo maschio / femmina


• il genere (gender) rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione, definizione e incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita allo status di uomo / donna

Sesso e genere non costituiscono due dimensioni contrapposte ma interdipendenti: sui caratteri biologici si innesca il processo di produzione delle identità di genere. Traducono le due dimensioni dell'essere uomo e donna. Il genere è un prodotto della cultura umana e il frutto di un persistente rinforzo sociale e culturale delle identità: viene creato quotidianamente attraverso una serie di interazioni che tendono a definire le differenze tra uomini e donne. A livello sociale è necessario testimoniare continuamente la propria appartenenza di genere attraverso il comportamento, il linguaggio, il ruolo sociale. Si parla a questo proposito di ruoli di genere. In sostanza, il genere è un carattere appreso e non innato. Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa

(da Wikipedia, voce Studi di genere)


A chi frequenta anche solo occasionalmente il mondo della moda, sfilate o più semplicemente web-site e blog, non può essere sfuggita una tendenza assolutamente nuova: lo sdoganamento della scarpa col tacco per l’uomo.
Non stiamo parlando di travestiti, transgender o altro, ma semplicemente di ragazzi/uomini che ad un abbigliamento più o meno maschile associano un paio di scarpe fino a questo momento ritenute esclusivamente femminili. Outfit che comprendono T-shirt, giacche, pantaloni più o meno insoliti accompagnati da scarpe con tacchi inaspettati.
Forse una nuova sfumatura di grigio che trova spazio in una dimensione intermedia fra i due poli bianco/nero, uomo/donna.

martedì 2 febbraio 2010

A Single Man: quando gli orologi sono solo dei bellissimi oggetti di design


Il primo film di Tom Ford può essere riassunto in un paio di scene, quelle in cui vengono inquadrate dei bellissimi orologi di design, alla cui visione, però, non si prova alcuna emozione, un minimo senso di ansia o di felicità. Secondo le più ovvie aspettative il film è un perfetto prodotto d’immagine, dalle scenografie e fotografia impeccabili, all’accurata ricerca dei costumi e delle musiche. Quello che manca però al film, per essere definito tale, è un briciolo d’emozione, un aumento del battito cardiaco. Tutto scorre lento senza alcun cambio all’encefalogramma della trama. Manca quel senso del tempo che da perfetto set fotografico lo farebbe diventare un film compiuto appunto. I protagonisti non sono mai in ritardo, di corsa e proprio per questo hanno capelli sempre perfetti e camicie meticolosamente stirate. Vivono come in un set fantascientifico in cui i giovani, sorta di avatar degli anni ’60 non conoscono l’acne, l’obesità né tantomeno l’ineleganza. Vedere il primo film di Tom Ford è stato come ricevere in regalo un meraviglioso quanto atteso orologio di George Nelson, accorgendosi però al momento della carica che l’oggetto non è dotato di ingranaggio; un perfetto oggetto di design incapace però di svolgere la sua principale funzione: registrare il tempo, emozionare.